The “European Law & Gender” (ELaN) project aims at analyzing the dynamics affecting gender relations in the European legal context, identifying the underlying relevant principles, rules and practices. Moreover, it focuses on the pivotal role played by fundamental rights in the context of political representation, family, welfare and markets. This approach is based on a discussion on these topics, carried out through the lens of gender perspective, in the law-making process as well as at governmental levels.
Paving the path for substantive equality and non-discrimination policies, with a trans-disciplinary approach, our proposal endeavors to the strengthening and integration of gender mainstreaming programs and manages to develop new critical discourses addressing scholars, students, researchers, and civil society.
In addition to training – an essential tool for the construction of a thorough knowledge – our blog shall represent another way to the cause: a “virtual” space committed to observation and discussion. Our goal is creating a shared and participated framework, in order to amplify voices and to foster exchanges. To say, dialectics and confrontation, in an imaginary forum, with a pluralist “imagined community”.
This opening takes place in an emergency situation. In the ongoing Covid-19 pandemic phenomenon, the guarantee and fulfillment of fundamental rights appear under siege, underlying the opportunity for accurate European plans both in terms of rules and emergency management. Simultaneously, physical, mental health and personal freedom are at stake, in a context of striking changes in the physiology of democratic structures, procedures and constitutional boundaries, declined throughout the crisis declared by many Countries.
Above all, it is necessary to understand how restrictions may impact on each legal and social system, entailing lives and the available financial resources. It is of utmost importance, therefore, picturing how this can affect gender issues too, highlighting (or discouraging) developments in the protection and guarantee of rights. Therefore, we truly appreciate your contributions and points of view, in the research of all the potential interactions between gender issues and the spread of Covid-19. Actually, the scenario gives rise to significant issues concerning domestic violence, women at work and prisoners’ status.
In many European countries it is mandatory – or strongly recommended – to stay safe at home, which is not, unfortunately, a really safe place to remain in for women dealing with abusive relationships and violent partners. Three tasks can be immediately remarked: a widespread concern for the effectiveness of civil and criminal law provisions, the concrete access to support networks, the need to provide ad hoc solutions whereas the risk of violence exponentially grows.
As work comes into the picture, many – and significantly different – issues seem under scrutiny. First and foremost, dedicated strategies to envisage the right to health in connection with additional incomes for caregivers and domestic workers. Secondly, the accomplishment of duties and responsibilities within the family vis-à-vis school lock-down, recalling a compromise between domestic and “smart” work as well.
Finally, prisons or places where migrants are detained must be bared in mind. Facing a pandemic which asks for distancing measures, the right to health in prisons and migration centers has to come to terms with the prohibition of inhuman and degrading treatments shaped by the Echr. In this regard, gender perspectives seem useful for two essential reasons. On the one hand, they force us to detect the existence of violence and gender discrimination therein; on the other hand, focusing on the plurality of factors enabling discrimination or power asymmetries, recent studies have shown how similar circumstances can threaten prisoners’ and migrants’ rights, leading them to resemble the “invisible ones”.
ELaN Teaching Staff & Giovanna Spanò (Research Assistant)
Il progetto “European Law & Gender” (ELaN) ha l’obiettivo di studiare le norme che incidono sui rapporti di genere nel contesto giuridico europeo, identificando i principi, regole e le prassi rilevanti. Il progetto analizza il ruolo dei diritti fondamentali nel contesto della rappresentanza politica, della famiglia, del welfare e del mercato e discute i punti di vista che propongono l’introduzione di una prospettiva di genere nei diversi livelli normativi e di governo, mirando all’uguaglianza e alla non discriminazione.
Il progetto, anche attraverso il contributo di differenti discipline, è volto a rafforzare e integrare i già avviati processi di gender mainstreaming e di inaugurarne di nuovi, nonché a sviluppare analisi critiche utilizzando una prospettiva di genere, rivolgendosi a studenti, ricercatori, professionisti e alla società civile, attraverso una formazione che sia anche discussione e costruzione di sapere. Uno strumento è questo blog, pensato come luogo “virtuale” di osservazione e discussione. L’obiettivo è quello di creare un ambiente partecipato, che sia collettore e amplificatore di voci e di proficui incontri. Di dialettica e confronto, in un foro immaginario, con una “comunità immaginata” e plurale.
L’apertura del blog avviene in un contesto di emergenza. La pandemia Covid-19, fenomeno straordinario e in costante evoluzione, sta mettendo alla prova l’effettività nella garanzia dei diritti fondamentali, imponendo di riflettere sull’opportunità di possibili approcci europei sia in materia di diritti, sia di politiche di gestione dell’emergenza. Allo stesso modo, la salute fisica, quella mentale, la libertà personale devono essere garantiti e declinati nello stato di emergenza, dichiarato in molti paesi europei, in un quadro di profonde mutazioni del funzionamento fisiologico delle strutture, dei procedimenti e dei circuiti democratico-costituzionali. Le misure prese in ragione dell’emergenza impongono di riflettere sulle modalità con cui garantire il rispetto dei principi di uguaglianza e non discriminazione, prevedendo restrizioni che possono avere un diverso impatto in ragione del contesto in cui ciascuna – e ciascuno – vive e delle risorse economiche di cui dispone.
Non possiamo, pertanto, esimerci dal tentativo di analizzare come ciò possa interessare e intersecare le questioni di genere, come riesca a (o possa impedire di) ridisegnare i percorsi della tutela dei diritti e delle loro garanzie. Abbiamo deciso di farlo attraverso il blog, sollecitando contributi e riflessioni sul genere e l’emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19. Le questioni da cui abbiamo deciso di partire sono quelle della violenza domestica, del lavoro delle donne, della situazione delle carceri.
Con riguardo alla violenza domestica, in molti paesi europei c’è un obbligo – o un invito – a rimanere in casa, che per le donne che sono aggredite dal proprio partner non è un luogo sicuro. Emergono allora tre profili di discussione: l’impatto delle misure emergenziali sugli strumenti di tutela esistenti nell’ambito del diritto civile e penale e sulla loro efficacia, l’accesso alle reti di supporto, l’opportunità di prevedere misure ad hoc che tutelino chi è aggredito, in una situazione in cui il rischio di violenza è cresciuto esponenzialmente.
Sul piano del lavoro delle donne, le questioni sono molte, e significativamente diverse fra loro. Fra queste, ci sembra importante riflettere, guardando all’uguaglianza sostanziale e alla non discriminazione, sugli strumenti di tutela del diritto alla salute e di sostegno al reddito di quelle donne che svolgono lavori di cura, come le badanti, le colf. Altro tema di discussione riguarda, anche di fronte alla chiusura delle scuole, la ripartizione dei compiti e delle mansioni all’interno della famiglia, e la difficile conciliazione fra carichi di cura e lavoro “a distanza”.
Infine, la situazione delle carceri e dei luoghi dove sono obbligati a risiedere i migranti. Di fronte a una emergenza sanitaria che costringe a prendere misure di distanziamento, la garanzia del diritto alla salute nelle carceri e nei centri, oltreché il divieto di trattamenti inumani e degradanti sancito dal sistema Cedu e oggetto di non poche pronunce, vengono in rilievo. Sul punto, la prospettiva di genere pare utile sotto due profili. Da una parte questa invita a interrogarsi sull’esistenza di violenza e discriminazioni di genere all’interno di tali strutture, e dall’altra, gli studi che hanno posto l’attenzione sulla pluralità dei fattori di discriminazione e che generano squilibri di potere conducono a mettere in luce come il contesto renda i detenuti e i migranti soggetti particolarmente a rischio, potenzialmente “invisibili”.
ELaN Teaching Staff & Giovanna Spanò (Research Assistant)